OPERE

Michel Foucault", 2024
31x1 0x6 cm, neon montato su base di ferro.
Serie di tre
Maurizio Vetrugno disegna attraverso un neon la scritta “Arnault, Pinault, Totò”, un sottile divertissement rivolto all’attuale sistema del mercato dell’arte. Tre icone della contemporaneità giocano foneticamente tra loro utilizzando uno dei materiali, il neon, che più ha segnato la storia nell’arte contemporanea del Novecento.
“Arnault, Pinault, Totò”, un gioco concettuale che fa da cortocircuito, dove due dei massimi produttori di mercato diventano attraverso un oggetto d’arte essi stessi prodotti da acquistare. Luce che illumina e che vende ciò che illumina, come la prima insegna commerciale al neon che risale al 1913 quando la CINZANO illuminò le Champs-Élysées.



The Post-Nostalgic (Jacques Fath), 2005
ricamo filo di seta su foulard originale in seta, anni ‘50
72 x 74 cm

The Post-Nostalgic (Jean Patou), 2005/2066
ricamo filo di seta su foulard originale in seta, annoi ‘60
72 x 74 cm
Le opere in questa raccolta (The Post-Nostalgic Modernist) realizzate tra il 2005 e il 2007, rappresentano un’ulteriore declinazione della pratica del ricamo che Vetrugno opera dal finire degli anni’80. Il percorso iniziato con le scritte bianco su bianco, di matrice concettuale, è proseguito poi con i ritratti originali da foto dell’autore, la rielaborazione di materiale di archivio (copertine di dischi e libri) e le foto di moda in bianco e nero, scelte tra una selezione di fotografi d’affezione.
In questo ciclo di lavori sono gli originali foulard in seta tali e quali che si è voluto modificare, scegliendo il ricamo a mano sugli oggetti. Alle geometrie astratte, rigorose nelle forme risponde l’erraticità dell‘ago e del filo.
La scelta dell’iconografia astratta non è casuale: nell’individuare un filo conduttore tra le diverse astrazioni si è voluto dare come assunto un unico autore, il cui nome e l’identità sono destinate a rimanere sconosciute. Ipotesi peraltro plausibile dato il modus operandi delle diverse Maison rappresentate. Ai collaboratori, molto spesso esterni, non veniva attribuita mai la paternità del disegno.
In questo senso le firme apposte sui foulard sono accessorie, dettagli intercambiabili tra una maison e l’altra e l’identità dell’autore o degli autori non accessibile.
A questo iperartista corrisponde l’ ‘insieme’ dei lavori che algebricamente e per simmetria diventa un ipertesto. Ciascuna delle parti rimanda ad un differente aspetto di un linguaggio, quello dell’astrattismo geometrico degli anni ‘50, ‘60 e ‘70.
Un linguaggio non solo ampiamente condiviso allora ma fondante e perdurante oggi, nel costume, nella comunicazione e nell‘arte. Talmente metabolizzato da non essere più percepibile e tuttavia presente: le domande vitali che il modernismo poneva. non solo non sono state superate, ma a quelle domande non sono ancora state date le risposte.