In Mezzo Al Ruggito

Domenica 7 maggio alle 11.30 apre la mostra di Simone Settimo e Paolo Dellapiana “In Mezzo Al Ruggito” a Casa Gramsci Torino.

La seconda mostra che Lunetta11 organizza a Casa Gramsci porta a Torino il pittore e fotografo padovano Simone Settimo che presenterà una nuova selezione di opere dedicate a Garibaldi e alla sua impresa per riunificare l’Italia,

La mostra avrà un suono unico composto dal musicista torinese Paolo Dellapiana che ha escogitato con il suo talento per i synth analogici una musica che ci ricondurra alle piazze italiane e a Giuseppe Verdi, musicista amto da Garibaldi.

Per la mostra verrà stampato il secondo numero del manifesto MADE IN POPOLO.

IN MEZZO AL RUGGITO – IL SUONO DEL POPOLO NUOVO“

Che si tratti di strumenti analogici o digitali, l’importante è che la gioia del lavoro creativo non si perda nel mondo accademico. In definitiva, è la freschezza dei suoni a farla da padrone” Boris Blank – Yello

La visualizzazione del suono attraverso apparecchi come gli oscilloscopi (veri e propri televisori sul mondo sonoro) è un insieme di curve, onde, spigoli, parabole, rette, sinusoidi. Spesso si susseguono con celate ritmiche, cadenze elaborate, ripetitività ipnotiche. Altrettanto spesso il loro ordine apparente è invece casuale, improvviso, contorto, inatteso.La loro traccia visiva aumenta la sensazione di comprensione, di possesso, di sintonia. Ma l’emozione più evidente è l’incanto, come se non bastasse l’ipnosi immediata con la quale il suono ti incatena, nel bene e nel male, al proprio volere. Fascino ribaltato quando lo si immagina fin dai primi embrioni. Ma ancora più emozionante ed ancora più embrione di un progetto sonoro è il sistema degli strumenti con cui produrlo. E non mi riferisco ai circuiti elettronici, a resistenze valvole e condensatori ma alle ingerenze che una singola scatolina può produrre su una catena di funzioni, ai legami fisici dei cavetti che uniscono i criteri di controllo più disparati.Ed è un ponte diretto con la fisicità della pittura, della progettazione dell’opera e della scelta dei materiali. Come un vetro affumicato, come la tecnica con cui si tratta la superficie vetrata, la scelta del colore e della sua preparazione che lascia durante le ore del giorno i resti nei bicchieri incrostati di pasta ormai secca ma presente, materica. A fine giornata rimane sempre qualcosa da prendere in mano, toccare, annusare.E le mescole dei colori non saranno mai uguali così come i collegamenti elettrici e le regolazioni dei mille pulsanti non saranno mai identici, esaltando la meraviglia della diversità, stimolando i sensi con sfumature sempre diverse ed emozionanti. Mai più presettaggi troppo noiosamente ripetibili e facilmente richiamabili. Istinto e in parte casualità dominano i lacci veri e propri di cavi e cavetti inseriti nelle macchine ed incastrati tra loro.E saranno suoni e rumori e voci e urla disarticolate e destratificate, non imbrigliate in funzioni particolari o schemi predeterminati. In luogo di narrazioni, di melodie e temi si udiranno i suoni stessi. “Dopo tutto, siamo animali analogici. E la macchina che avete di fronte influisce pesantemente su ciò che fate”. J. M. JarreL’installazione sonora combina diversi inserimenti e spettri di suono che spaziano dalle aperture delle piazze alle opere verdiane tanto amate da Garibaldi, con estratti talvolta manipolati e rimescolati, riprodotti al contrario, frammentati, sgranati e poi rigenerati in un’orchestrazione di colori tonali che rimangono idealmente nei bicchieri della preparazione. Dagli spazi aperti e multicolore allo spazio chiuso, definito, rosso vivo di Casa Gramsci. Suoni derivati da universi lontani, mescola di frammenti di testi musicali, sovrapposizioni inedite e stratificazioni cinematiche: la composizione diviene una sorta di ascolto attivo, pratico.L’eterogeneità dell’origine dei singoli moduli sonori (Portogallo, Inghilterra, Stati Uniti, Russia, Scozia, Spagna) riporta alla navigazione, ai numerosi viaggi marittimi di Garibaldi, alle piazze a lui intestate, all’esilio, ai porti.La parafonia dei numerosi diffusori richiama le impurezze delle sue travolgenti azioni, la dinamicità dei suoi spostamenti, il flusso continuo degli eventi della sua vita.La mostra “IN MEZZO AL RUGGITO” è una sorta di ritorno dell’analogico, ma attenzione: non un ritorno all’analogico in conflittuale contrapposizione al digitale, il primo facendosi largo a discapito del secondo, bensì un ritorno pacifico, integrante, convivente. Una memoria di sensazioni fisiche estremamente primordiali che tendono a sbiadire sotto la pressione dei numeri ma che possono invece usufruire dei numeri per ripresentarsi, rigenerate e rinnovate:le cartoline di antica stampala fuliggine sulle superfici vetratei bicchieri con i colori in preparazione e avanzatiil suono delle piazzei brani della Traviata e del Rigoletto di Giuseppe Verdila casualità controllata della riproduzione dei frammenti nel tempo e nello spazio tramite una Turing Machinela casualità controllata della modalità di riproduzione in senso corretto, inverso, lento, velocela casualità controllata della spazialità dei suoni e delle vociUn mondo analogico che porta con sé un rumore di imperfezione ma uniforme e indipendente, “scorrelato”, che il cervello assimila ed interpreta come un tappeto di appoggio, intrecciato al rumore del mondo digitale “correlato”, generato dagli errori di conversione, legato a doppio filo alla sensazione sonora e quindi potenzialmente più penetrante e fastidioso.Il ritorno di un mondo analogico di origini più antiche va incontro al mondo digitale più moderno e nuovo, l’incontro di due flessibilità complementari.“Giuseppe Garibaldi: l’Eroe dei due mondi”

Torino, 27 marzo 2023Paolo Dellapiana

CASA GRAMSCI
Via Maria Vittoria angolo via San Massimo

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